di Alessandro Gigliotti
Mancano ormai pochi giorni alla scadenza dei termini per la presentazione delle liste dei candidati alle imminenti elezioni politiche di febbraio, mentre sono già stati depositati presso il Ministero dell’Interno i contrassegni identificativi delle medesime. Al momento del deposito dei simboli, partiti e movimenti politici hanno reso noti i collegamenti ed hanno designato il «capo» della rispettiva forza politica o coalizione, così come richiesto dalla legge elettorale. Quest’ultima indicazione è stata però oggetto di alcune polemiche, indirizzate nei confronti della coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi, poiché a detta dei principali antagonisti essa non avrebbe definito il nome del candidato alla Presidenza del Consiglio e avrebbe pertanto mancato di trasparenza di fronte all’elettorato. Vediamo di approfondire brevemente la questione.
È noto che solo in extremis il Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi e Lega nord di Roberto Maroni hanno raggiunto un accordo elettorale; le due forze politiche, alleate ormai dal 2000 non solo a livello nazionale ma anche locale, si erano infatti allontanate al momento della formazione del governo Monti, sostenuto dal Pdl ma fortemente osteggiato dalla Lega. Nonostante la distanza degli ultimi mesi, l’accordo è stato poi formalizzato data l’indubbia convenienza per entrambe le formazioni politiche, a condizione però che – in caso di vittoria elettorale – il candidato alla Presidenza del Consiglio sarebbe stato una persona diversa da Silvio Berlusconi, ormai inviso all’elettorato leghista. La richiesta, considerata irrinunciabile da Maroni ma inaccettabile dal Pdl che aveva ormai deciso di presentare per l’ennesima volta il Cavaliere come candidato premier, è stata poi accolta adottando un piccolo escamotage: Berlusconi è stato designato «capo» della coalizione, mentre la scelta dell’inquilino di Palazzo Chigi sarà posticipata ad un momento successivo al voto, naturalmente nell’ipotesi in cui la coalizione di centro-destra dovesse vincere le elezioni (ipotesi data al momento come molto improbabile, visti i sondaggi che danno il centro-sinistra di Bersani in netto vantaggio). Ma è vero che le forze politiche non sono tenute ad indicare il candidato premier, ma solamente il «capo» della forza politica? E perché invece il centro-sinistra lo ha fatto, nella persona di Bersani, così come il centro, nella persona dell’attuale premier Mario Monti?
Ebbene, la legge elettorale dispone effettivamente che le forze politiche debbano indicare non già il candidato alla Presidenza del Consiglio, ma solamente il «capo» della forza politica o della coalizione. Questa innovazione, contenuta nella legge elettorale del 2005 (la nota legge Calderoli), tiene conto del fatto che il Presidente del Consiglio non è eletto dal popolo, ma è nominato dal Presidente della Repubblica (art. 92 Cost.) sulla base delle indicazioni che gli pervengono, da parte delle forze politiche presenti in Parlamento, in occasione delle «consultazioni» per formare il governo. In realtà, però, la distinzione tra «capo» della forza politica e candidato premier, certamente rilevante sotto il profilo giuridico, lo è molto meno dal punto di vista politico. Qualora infatti una coalizione dovesse vincere le elezioni e divenire maggioritaria in entrambi i rami del Parlamento, inevitabilmente le forze politiche che la compongono – essendosi riconosciute nella leadership di un determinato soggetto – non potranno che indicare costui per la guida del governo. Non c’è un vincolo giuridico-formale, ma certamente un’indubbia legittimazione popolare del leader che aspira a divenire premier.
Detto questo, quali potrebbero essere gli scenari nel caso di una vittoria del centro-destra alle prossime elezioni politiche, considerata al momento difficile dai sondaggisti ma che non può essere esclusa a priori? La questione è verosimilmente prematura; tuttavia, tale esito richiede una forte «rimonta» elettorale della coalizione guidata da Silvio Berlusconi, che dovrebbe recuperare in poche settimane uno svantaggio rispetto al centro-sinistra di circa 10 punti percentuali. Qualora ciò accadesse, si tratterebbe certamente di una vittoria della personalità che rappresenta la coalizione, quella più esposta; in altri termini, sarebbe un successo di Silvio Berlusconi, che peraltro ha già dato prova di essere in grado di recuperare lo svantaggio iniziale, giungendo nel 2006 a sfiorare il pareggio con la coalizione di Romano Prodi. L’unico ostacolo all’ascesa di Berlusconi a Palazzo Chigi potrebbe giungere a quel punto solamente dalla Lega, la quale ha fatto sapere che il Cavaliere non sarebbe in ogni caso il Presidente del Consiglio e che a lui preferirebbe invece Giulio Tremonti (il cui nome, peraltro, figura nel contrassegno del partito di Maroni). Tuttavia, al di là del fatto che la designazione dell’ex Ministro dell’Economia non è certo ben vista dal Pdl, di fronte ad un esito elettorale favorevole al centro-destra il naturale candidato per la Presidenza del Consiglio non potrebbe che essere il «capo» della coalizione o, quanto meno, una personalità indicata da quest’ultimo.
Non so se sia il posto giusto per chiederlo, provo. Il capo della coalizione deve essere uno dei candidati? E candidato automaticamente in quanto capo (quindi fuori dalle liste delle forze politiche componenti)? Oppure può essere indicata una persona fuori dalle liste e che non viene neppure eletto ms soltanto preso in considerazione per la nomina a presidente del consiglio in caso di vittoria?
caro diego,
la legge si riferisce al “capo della forza politica” per indicare l’esponente principale di una lista o di una coalizione. l’eventuale nomina a premier di tale soggetto rientra nelle prerogative del capo dello stato. quindi il termine “candidato premier” è una semplificazione giornalistica, seppur utile. in ogni caso, il leader di una coalizione non deve essere necessariamente candidato, come avviene in questa tornata per alcuni schieramenti.
sperando di aver soddisfatto la tua richiesta, ti salutiamo cordialmente.
associazione ballot