di Vincenzo Iacovissi
Il prossimo 22 settembre avranno luogo le elezioni per il rinnovo del Bundestag, la Camera bassa del Parlamento tedesco. Questo evento cade in un periodo particolarmente difficile per l’Europa, di cui la Germania continua ad essere l’asse portante, ed assume, quindi, una valenza che va ben oltre i confini nazionali. La cancelliera Merkel, leader della CDU-CSU, si presenta all’appuntamento con i favori del pronostico, in ragione dell’accentuato ruolo esercitato nel suo mandato, sia in politica interna che estera (soprattutto europea), e nondimeno delle difficoltà del principale competitor, i socialdemocratici della SPD che candidano alla guida del Governo federale l’ex Ministro Peer Steinbrueck.
Ma facciamo un passo indietro. L’ordinamento costituzionale tedesco adotta una forma di governo parlamentare con elementi di notevole razionalizzazione, tra cui il rafforzamento dei poteri del Cancelliere, l’istituto della “sfiducia costruttiva” per dimissionare il premier, la questione di fiducia sottoponibile all’assemblea da parte dello stesso vertice dell’Esecutivo. In questo quadro, il rapporto fiduciario lega il Governo unicamente al Bundestag, mentre la Camera alta, il Bundesrat, opera come luogo di rappresentanza e sintesi delle istanze territoriali di cui si compone la Federazione, ma non ha competenza sulla permanenza in carica del Governo.
La legge fondamentale tedesca prescrive una precisa procedura per la formazione dell’Esecutivo, stabilendo che il Cancelliere venga eletto, senza dibattito, dal Bundestag su proposta del Capo dello Stato. Per l’elezione è necessaria la maggioranza assoluta dei membri dell’assemblea che, qualora non venga raggiunta, determina la facoltà, per il Bundestag medesimo, di individuare una nuova personalità entro le due settimane successive, sempre con il quorum della maggioranza assoluta. In caso contrario, si procede ad una nuova votazione per la quale è richiesta la maggioranza semplice. Qualora il prescelto abbia raggiunto la maggioranza assoluta, la procedura termina con la nomina a Cancelliere; viceversa, al Presidente federale spetta il compito, entro 7 giorni, di nominare comunque il vincitore designato, oppure di sciogliere il Bundestag.
Il risultato delle prossime elezioni sarà, dunque, importante non solo dal punto di vista complessivo (chi vincerà), ma anche in termini di rapporti di forza tra i diversi partiti (come si vincerà), per comprenderne le conseguenze sull’azione di governo.
Le legge elettorale tedesca si basa su un impianto proporzionale con elementi di tipo maggioritario: i 598 seggi di cui si compone il Bundestag, vengono assegnati per metà in collegi uninominali con il meccanismo maggioritario first-past-the-post, tipico dell’esperienza inglese, mentre i rimanenti vengono ripartiti tra liste concorrenti a livello dei singoli Lander, Stati membri della Federazione. Per accedere al riparto proporzionale dei seggi, ciascuna lista deve soddisfare almeno una delle seguenti condizioni: aver superato la soglia del 5% dei voti validi in ambito nazionale, oppure aver conquistato almeno 3 collegi uninominali.
Dai sondaggi diffusi negli ultimi giorni si evince una cospicua prevalenza dello schieramento attualmente al Governo – CDU-CDS e liberali – (45% circa) su una possibile coalizione c.d. “rosso-verde” – composta dalla SPD e dai verdi della Die Grünen – che si attesterebbe intorno al 34-35%. Più in dettaglio, le rilevazioni registrano una possibile netta affermazione della CDU (stimata al 40%), rispetto alla SPD (23-24%) indietro di più di dieci punti. Gli alleati del partito della Merkel vengono quotati al 5-6%, mentre il probabile partner dei socialdemocratici, i verdi, supererebbe di poco l’11%. Ad essi si aggiungono la sinistra radicale – Linkspartei – con l’8-9% e il partito dei pirati (2-3%), che quindi non avrebbe la certezza di sedere in Parlamento.
Sulla base di simili previsioni, appare difficile la ripetizione, sin dall’inizio, dell’esperienza della “grossa coalizione” tra cristiano-democratici e socialdemocratici, che ha già caratterizzato la precedente Legislatura nonché altri momenti della storia costituzionale tedesca. Tale scenario potrebbe configurarsi, però, in concreto qualora fallisse il tentativo di un’autosufficiente maggioranza CDU-liberali, e, dall’altra parte, la sinistra radicale (Linke) decidesse di non convergere i propri voti nel Bundestag a favore di una formula di governo con la SPD e i verdi. Circa questa ultima ipotesi, è lecito chiedersi se anche un eventuale appoggio da sinistra ad un Esecutivo a guida SPD sarebbe sufficiente ad assicurare ai tre partiti una maggioranza sicura; la risposta, al momento, presenta un taglio negativo. La grossa coalizione sarà, invece, esclusa in partenza se l’attuale Cancelliera riuscirà a rafforzare il proprio messaggio di continuità e stabilità nelle ultime decisive settimane di una campagna elettorale sino ad ora poco entusiasmante per un elettorato in preda allo scetticismo e sempre più attratto dalla prospettiva dell’astensione.
Non resta che attendere, dunque, qualche giorno per capire se la Germania avrà di nuovo un Governo a trazione Merkel, una difficile coabitazione tra SPD, verdi e Linke oppure una compagine mista di larghe intese. E soprattutto, quale condizionamento potrà venire esercitato da quelle forze intermedie (liberali e verdi), essenziali per la costruzione di una qualunque maggioranza alternativa alla Groβe Koalition. Infine, quale reale peso elettorale dimostreranno i “pirati”, dopo i successi ottenuti a livello amministrativo.
Con tutta l’Europa che osserva.
complimenti per la chiarezza dei contenuti, da cui ho tratto profitto, e per l’equidistanza di giudizio.
a meno di tanto improbabili, quanto clamorose, sorprese, frau merkel dovrebbe spuntarla agevolmente. c’è da chiedersi, però, se sia un bene per la germania (e per l’europa) che l’esperienza della Groβe Koalition stia arrivando al copolinea per lasciare il passo (con ogni probabilità) a un governo dalla forte impronta conservatrice.
grazie.
saluti.
santiprosperi
caro fabrizio,
ti ringraziamo per i complimenti e per gli spunti di riflessione. queste elezioni possono segnare per molti versi i destini del processo di integrazione europea e, per tale ragione, c’è da augurarsi che esprimano un esito chiaro, a garanzia di tutti. sulla preferenza per la Groβe Koalition rispetto alla prosecuzione dell’attuale esperienza conservatrice ballot non prende posizione, ma registra le posizioni dei propri lettori, in ossequio al taglio auspicabilmente equidistante del nostro portale.
grazie ancora e torna a leggerci.
saluti.
vincenzo