Un anno di Ballot

di Alessandro Gigliotti

Oggi, 24 dicembre 2013, il portale Ballot compie un anno; sono passati esattamente 365 giorni dal giorno in cui è stato pubblicato il primo editoriale, volto a presentare il progetto. Volendo ora abbozzare un bilancio, non si può certo dire che l’anno appena trascorso sia stato privo di suggestioni per chi, a vario titolo, segue da vicino e con interesse le vicende politiche ed istituzionali. Proprio un anno fa, a seguito delle dimissioni del Governo tecnico presieduto da Mario Monti, il Presidente Giorgio Napolitano decideva di sciogliere le Camere ed indire le elezioni con qualche settimana di anticipo rispetto alla scadenza naturale. Nei mesi immediatamente successivi, si è potuto assistere ad una serie di avvenimenti che hanno reso il 2013 un anno cruciale per la storia costituzionale italiana: dapprima le elezioni politiche, il cui esito ha non soltanto rovesciato i pronostici della vigilia – che, lo si ricorderà senz’altro, davano il centro-sinistra in netto vantaggio sul centro-destra quanto meno in termini percentuali –, ma ha visto brillare l’«esordiente» Movimento 5 Stelle di Grillo e Casaleggio, che è risultato il primo partito in Italia (esclusi i suffragi dei residenti all’estero) ed ha superato persino il Partito democratico. A motivo di ciò, il centro-sinistra ha conseguito un’ampia maggioranza alla Camera dei deputati solamente in virtù del premio di maggioranza, avendo riportato una manciata di voti in più rispetto allo schieramento moderato, mentre al Senato neppure la convergenza dei senatori di Scelta civica con il Partito democratico ha creato le condizioni per una maggioranza autosufficiente.

Le vicende successive sono ben note: il tentativo (fallito) di Bersani di giungere ad un accordo con il Movimento 5 Stelle; lo stallo durato diverse settimane; infine, la rielezione al Quirinale di Giorgio Napolitano, fatto inedito e che andava in senso contrario rispetto alla prassi che escludeva un nuovo settennato per il Capo dello Stato uscente. Si trattava dell’unica strada percorribile per dare vita ad un accordo di governo, che ha visto protagonisti i due schieramenti maggiori ed ha permesso la nascita dell’esecutivo di larghe intese guidato da Enrico Letta.

La vita del Governo non è stata però agevole. Ai primi di agosto, la Corte di Cassazione ha condannato, con sentenza definitiva, il leader del Popolo della Libertà e del centro-destra, Silvio Berlusconi, alla pena detentiva di quattro anni per frode fiscale: lo schieramento moderato vedeva d’un tratto colpito il suo leader storico, ancora oggi ritenuto insostituibile, e la stessa maggioranza di governo perdeva un tassello fondamentale. A seguito della sentenza di condanna, peraltro, il Senato della Repubblica avviava le procedure per la decadenza dal seggio, in applicazione del recente – e, da quel momento in poi, contestatissimo – decreto Severino. Ne derivava un conflitto a tratti lacerante tra i sostenitori della legittimità della decadenza – Partito democratico, Scelta civica, Movimento 5 Stelle – e quelli che ne mettevano in dubbio la rispondenza al principio della irretroattività della norma penale – i parlamentari del Popolo della Libertà e della Lega Nord –, culminato nel voto a Palazzo Madama del 27 novembre che ha sancito l’uscita dall’arena parlamentare di Berlusconi. Nel frattempo, il partito dell’ex Presidente del Consiglio si divideva tra una componente favorevole a proseguire con l’esperienza delle larghe intese, guidata dal segretario Angelino Alfano, e una fedelissima al leader e propensa a congedare il Governo. La frattura, divenuta insanabile, ha causato l’uscita dei «governativi» dal partito, ormai in procinto di trasformarsi in Forza Italia, ed ha posto le basi per la costituzione di un’ulteriore forza politica definita Nuovo Centrodestra.

Da ultimo, il 4 dicembre la Corte costituzionale si è pronunciata sulla legge elettorale, dichiarando l’incostituzionalità del premio di maggioranza e delle liste bloccate attraverso cui sono stati eletti i parlamentari dal 2006 in poi, ivi inclusi quelli in carica. Il contesto istituzionale sembra ogni giorno di più simile a quello di vent’anni fa, quando l’inchiesta di Mani pulite della Procura di Milano suggellò il crollo del sistema politico, già agonizzante, su cui era fondato il patto costituente.

Nel momento in cui si scrive, ad ogni modo, il Parlamento ha appena licenziato la legge di stabilità e si appresta ad affrontare un 2014 difficile ed impegnativo; riforma elettorale e del bicameralismo, crescita economica e semestre di Presidenza dell’Unione europea sono solo alcune tra le sfide che attendono il Paese.

Nel corso dell’anno che sta giungendo a conclusione, il portale Ballot ha avuto modo di confrontarsi con i complessi problemi istituzionali cui si è fatto cenno; continuerà a farlo ancora, perseguendo i medesimi obiettivi: sensibilizzare i cittadini e porsi come strumento d’ausilio per comprendere le dinamiche del mondo politico. A tutti coloro che ci hanno seguito in questi mesi e che ci continueranno a seguire, un forte augurio per le festività natalizie e, in particolare, per il nuovo anno.

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