di Vincenzo Iacovissi

foto premier Tsipras, http://www.ansa.it
Sono state correttamente definite “elezioni fotocopia”. Ed infatti, leggendo i risultati definitivi del terzo voto greco in nove mesi, si comprende bene come queste seconde consultazioni politiche del 2015 riflettano la realtà delle prime, con il partito del premier Tsipras (35,46%) nettamente avanti rispetto al principale competitor, i conservatori di Nuova Democrazia (28,10%), e con un sistema partitico-parlamentare che vede la presenza di 8 soggetti politici, in cui spiccano i neonazisti di Alba Dorata come terzo partito (6,99%), tallonato dai socialisti del Pasok (6,28%). A poca distanza, i comunisti del KKE (5,55%), i centristi di To Potàmi (4,09%), i greci indipendenti di Anel (3,69%) e, infine, l’Unione di centro EK che, per la prima volta dalla sua nascita nel 1992, con il 3,43% supera la soglia per entrare in Parlamento (3%, inserita in un sistema proporzionale senza premio di maggioranza). Esclusione di lusso per l’ala oltranzista di Syriza, Unità popolare, che non centra l’obiettivo dello sbarramento per un soffio, fermandosi al 2,86%.
Anche in termini di seggi gli scostamenti sono davvero minimi rispetto al 25 gennaio scorso: Syriza 145 (-4), Nuova Democrazia 75 (-1), Alba Dorata 18 (+1), Pasok 17 (+4), KKE 15 (inv.), To Potàmi 11 (-6), Anel 10 (-3), EK, unica eccezione, entra nel “Consiglio dei greci” con 9 seggi. Le piccole variazioni premiano soprattutto i socialisti, che si avvicinano ad Alba Dorata, mentre penalizzano il partito del premier, impedendogli l’autosufficienza numerica in Parlamento, e soprattutto i centristi di To Potàmi, che non ripetono il significativo di nove mesi fa.
Le ragioni di una simile specularità tra le due votazioni politiche devono probabilmente attribuirsi alle indubbie abilità tattiche di Tsipras, capace di modellare gli appuntamenti elettorali con particolare sagacia, consolidando la propria leadership nello schieramento di sinistra, ormai priva di quegli esponenti come Lafazanis e l’ex ministro delle finanze Varoufakis, tra i più refrattari alle misure di riforma concordate con i creditori.
Un’altra ragione risiede nella difficoltà dei conservatori nel ribaltare tale equilibrio, poiché troppo viva è ancora nell’opinione pubbliche l’infausta esperienza dei governi precedenti. Stesso dicasi per i socialisti, che tuttavia sembrano aver imboccato la strada della ripresa, seppur con latitudini e dimensioni molto minori rispetto agli ultimi quattro decenni.
Cosa accadrà ora? Le dichiarazioni a caldo di Tsipras lasciano supporre con una buona dose di certezza che il nuovo governo sarà costituito assieme ad Anel, partito degli indipendenti greci, collocato su posizioni nazionalistiche di destra e già fedele alleato del premier durante il suo primo governo.
Non sappiamo se questa maggioranza, 155 seggi, verrà allargata ad una terza forza, oppure se sarà confermata l’opzione originaria. In ogni caso, è lecito sostenere che non cambierà il fronte di opposizione, con Nuova Democrazia, Alba Dorata e i comunisti. Resta da capire quale potrà essere l’atteggiamento di quelle forze, come Pasok e To Potàmi, che pure un ruolo decisivo hanno rivestito nell’approvazione degli accordi di risanamento economico siglati con i partner europei.
Sull’intero risultano incombe però il dato della scarsa partecipazione elettorale, crollata dal 63,9% di gennaio al 56,6% di ieri, forse a causa di un misto di fisiologia (in media una votazione ogni tre mesi), mancanza di reali alternative a Tsipras, nonché rassegnazione alle misure di austerità negoziate dal governo uscente ed entrante.
Ciò nondimeno, la vera sfida per Atene, e per il primo ministro, inizierà adesso. Con un partito tendenzialmente più omogeneo ed un Parlamento epurato delle posizioni più antieuropeiste della sinistra, Tsipras dovrà dimostrare una reale capacità di governo. Il nuovo mandato affidatogli dal popolo greco richiede infatti risposte in tempi brevi sull’uscita dalla recessione e sull’applicazione delle misure di austerità, vero banco di prova su cui si misureranno le prossime sfide.
O il governo o il caos. Mai come adesso, tertium non datur.